Matteo

Matteo, giovane medico, è ritornato dalla sua seconda esperienza in Etiopia.

La prima volta, nel 2004 ha lavorato presso l’ospedale di Dubbo e presso l’ambulatorio delle suore di Mendida, quest’anno ha prestato la sua opera nuovamente a Mendida.

Ciao a tutti,
siamo ritornati sabato dall’Etiopia dopo un viaggio pieno di ritardi e di emozioni da digerire e consolidare.
Sono state emozioni forti, intense, ma che anche questa volta mi infonderanno energia e calore, così distanti dalla nostra quotidianità e dalle nostre comodità.
Sono ancora vittima della stanchezza che mi è entrata nei muscoli e nelle ossa in queste tre settimane, ma è una stanchezza che difficilmente dimenticherò perchè è il risultato di notti in bianco in ambulatorio o in sala parto.
Sono tornato nella missione in cui ero già stato l’estate scorsa ed ho ritrovato le bravissime suore con cui avevo passato momenti importanti.
Ogni giorno ci sono stati imprevisti, anche piuttosto difficili da dover gestire e spesso ci siamo affidati alla Fede per provare a mettere riparo a condizioni piuttosto gravi, con nostra estrema gioia quando le situazioni miglioravano.
Ho avuto poca possibilità di visitare il Paese, le uniche brevi passeggiate erano per visitare a “domicilio” persone che purtroppo non sarebbero riuscite a raggiungere l’ambulatorio.
L’Etiopia è comunque meravigliosa e soprattutto la sua gente. Spesso mi sono sentito chiamare “forengi”, (straniero, bianco…), non l’ho vissuto come un insulto, ma come una semplice constatazione…
Quando si parte per l’Africa si ha l’idea di raggiungere luoghi lontani ricchi di piante equatoriali e di belve feroci… l’Etiopia è diversa… e forse mi ha profondamente colpito per la sua semplicità.
E’ un enorme altopiano dove la gente vive in tucul di eucalipto e fango, vivono di primitiva agricoltura e di piccola pastorizia. Leoni, elefanti, ippopotami, pappagalli… nulla di tutto questo, l’animale più diffuso ed estremamente importante è il buon ed alacre asinello… che è il mezzo di trasporto più importante. Infatti le grandi camminate sono all’ordine del giorno, sia per raggiungere la sorgente e raccogliere l’acqua per l’intera famiglia, sia per portare qualche prodotto al mercato e provare a racimolare il minimo per sopravvivere, giorno per giorno.
Ho impresse nella mente le immagini dei piccoli pastorelli di 7 o 8 anni con in mano lunghi bastoni che cercano di governare alcune vacche smagrite o qualche pecora indisciplinata, oppure quei giovani agricoltori che sembrano spingere l’aratro di legno per aiutare le stanche vacche da tiro.
Ogni immagine è dentro di me.
Tante cose avrei da raccontarvi, ma non voglio essere troppo pesante.
Spero di non avervi annoiati, ma scrivere per me è un modo per donare Pace alle emozioni forti che ho provato.
Grazie per avermi ascoltato.

Intanto vi saluto, ci si vede in quel di Overseas, di MOXA, della Bottega Oltremare o dintorni!

Un abbraccio,

Matteo