BREVE RESOCONTO di un mese a Shallala dicembre “06-gennaio ’07”
Da dove partire? Conviene partire da qui e ora. Da Shallala e dal libro di Terzani.
“Un’altro giro di giostra” L’ho comprato quasi casualmente, sapevo di cosa parlava, mi incuriosiva e mi spaventava… Era la storia del suo cancro e forse avevo paura che mi dicesse quello che non volevo sentire… che la sua ricerca tra le cure della medicina occidentale fossero state un fallimento, mentre io a quelle mi aggrappavo.
Porc… è andata via la corrente e si è mangiata mezza pagina… Dicevo… Si interroga sul senso della nascita, della vita, della morte e della malattia o disease (disagio anglosassone) che secondo lui esprime meglio, in maniera più adeguata quello che succede in una persona e che ribalta l’approccio tipicamente occidentale di un male che si è intrufolato in un corpo e che va estirpato con ogni mezzo, chirurgico, chemio e radioterapico, ma rimette al centro la mente e il corpo globalmente intesi che si ammalano insieme e insieme possono, se non guarire, almeno stare meglio o più sereni, e che comunque morire bisogna e questo non deve spaventare…
Descrive quindi il suo percorso attraverso le medicine, meglio i rimedi, cosiddetti alternativi. L’omeopatia, le erbe, la meditazione, ecc. e l’uso distorto, consumistico che ne viene fatto in occidente. E’ un libro che mi sta costringendo a pensare, a riflettere a cercare di fare i conti con il mio disagio e di come questo si ripercuote sui miei umori, sui miei affetti. Sul perché ho accettato di venire un mese in questo sperduto e meraviglioso villaggio dell’Etiopia, senza telefono, senza radio, senza televisione, senza macchina solo con me stesso e con i miei ricordi.
E poi il tempo… Erano anni che non ne avevo cosi tanto, tanto da averne paura… Qui a Shallala le giornate scorrono lente, monotone scandite solamente dalla colazione (7,30) dal pranzo (12,30) e dalla cena (19,00). Per il resto mi sento un pò come Robinson Crosue, il naufrago sull’isola deserta che deve organizzare la sua sopravvivenza, maschio e solitario… Quanto l’ho amato da bambino e quante volte l’ho letto, a Paterno, in una versione ridotta che ero riuscito a farmi comprare da mia madre, non ricordo più come, nei giorni che ero costretto a letto, solo, nel freddo della stanza e nell’accogliente tepore del letto… Come ammiravo la sua inventiva, la sua tenacia, il suo modo di reagire alle avversità, la sua speranza indomita di un ritorno a casa. Credo che mi abbia aiutato molto ad affrontare la vita e continua a farlo anche adesso.
Shallala per certi aspetti mi ricorda la Paterno degli anni cinquanta, prima del boom economico, rurale, povera, con una economia di sussistenza, una convivenza stretta con gli animali domestici e la paura atavica di un animale selvatico, in realtà ormai estinto, il lupo… Forse per questo sto imparando ad amarla e a conoscerla. Per anni ho coltivato la fantasia di tornare a Paterno a fare il Medico Condotto, figura ormai estinta in Italia. Shallala, forse, è un surrogato tardivo di questa fantasia…
Questa mattina è stato bello ed interessante. Il martedì è dedicato al prenatal care e alle vaccinazione dei bambini. Con suor Hillina abbiamo potuto mettere in pratica le lezioni teoriche di sabato e domenica. Ci siamo concentrati sulla compilazione e sulla tenuta della cartella clinica e sul valore di una anamnesi accurata e sulla importanza della corretta determinazione dell’epoca gestazionale attraverso l’uso del calendario ostetrico e della misurazione della sinfisi fondo. Sono venute 31 gravide tra le 9 e le 12,30. In media abbiamo dedicato 7’ ognuna. A Modena in consultorio sono 30’.
Mi stanno chiamando. E’suor Dinkenesh, mandata da Hillina: “E’ arrivata una partoriente”. Finalmente!!
Ragazzi è stato fantastico. Alle 19 è arrivata, portata in barella dai suoi parenti e da quelli del marito, ho contato circa 30 persone, una ragazza di 18 anni primipara, dilatazione completa, rottura delle membrane, in travaglio da circa 24 ore. L’ho visitata. La testa era ancora al medio scavo in occipito-anteriore sinistra (non male il vecchio eh!). Contrazioni scarse. Ragazza tranquilla. Decidiamo per un pò di vecchio Sandopart sublinguale e poi Synto in vena con glucosata (naturalmente tutto scaduto anche se di recente) e lettino ginecologico (cadente!!). Dopo circa un’ora, con poderosa Kristeller (mia) e con episio (Hillina) scaraventiamo fuori una bellissima bimba di 4.300 gr!! Proibisco ad Hillina di sculacciarla e di tagliarle subito il cordone (a fatica) e invito ad attaccarla al seno con scarsi entusiasmi e scarsi risultati. Desisto. Hillina è fantastica nel ricucire la ferita. In piedi, sul fianco laterale dx della donna e senza vedere praticamente nulla (manca una banale lampada scialitica) riesce ad imbastire una continua che rispetta perfettamente i margini anatomici… Speriamo tenga. Copertura antibiotica garantita. In effetti la sterilità è pura accademia e tutto è un pò sporco e un pò pulito.
Torno in camera dal mio ormai inseparabile computer e che fortuna aver trovato, solo qui, una spina con tre buchi.
Oggi 21 dicembre,sono partito alle 6, a piedi, con Getachow e con Debritu per Hosanna, albeggiava. Il panorama è dominato da questi quadrati gialli di tef, grano, orzo circondati da alberi di eucalipto e gruppi di animali al pascolo e con al centro il tukul, la casa di tutti. Ogni tanto dei rivoli melmosi dove frotte di bambini vanno ad attingere la loro acqua quotidiana… Qui ti accorgi di quante cose inutili ci circondiamo. Il viaggio è durato tre ore e sono arrivato a casa delle suore piuttosto stremato. Volevo a tutti i costi parlare con Rina… Sono stato fortunato, era ancora in casa, assonnata. Volevo augurare a lei un felice venticinquennale di matrimonio e a tutti un buon Natale…
Che strana comunità quella delle suore. Tra di loro, e con le superiore, vige una disciplina ferrea ma si percepisce un radicato spirito di appartenenza e un forte senso di solidarietà, che si estende anche ai rispettivi nuclei familiari. In Etiopia il senso della famiglia è molto forte, comunque, ed è anche molto esteso. Oggi per esempio, di ritorno da Hosanna abbiamo caricato sulla macchina del prete anche il padre e un fratellino di suor Genneth. Al bambino hanno fatto una iniezione intramuscolare che gli ha leso il nervo sciatico e zoppica vistosamente (è magrissimo)… Penso volessero farmelo vedere. La mia fama di guaritore si stà estendendo. Ora dovrò improvvisarmi fisioterapista!!! Certo che rispetto al contesto, le suore, hanno una vita privilegiata, mangiano tutti i giorni, hanno acqua e qualche piccolo svago, ma lavorano anche molto e in settori delicati quali l’educazione e la sanità e il loro speciale servizio assistenziale. Hanno molti collaboratori che loro aiutano anche ad emanciparsi… Non mi scandalizzo più di tanto. Anche i nostri agricoltori e i nostri industriali ricevono sovvenzioni da parte della collettività per essere competitivi e garantire posti di lavoro. Qui almeno il nostro contributo è volontario.. L’unica cosa che mi infastidisce è che sembrano tutti avere il mal della pietra, soprattutto i preti con le loro chiese assolutamente sopra le righe. D’altra parte anche in Italia è l’edilizia che regge l’economia.
Qui le giornate trascorrono abbastanza monotone .Mi stò organizzando perché il tempo non sia sprecato. Cerco di sforzarmi ad avere un atteggiamento attivo, propositivo verso il mio corpo e verso la mente. Cosa che sono riuscito a fare poche volte nella vita, senza essere stimolato da qualcuno. Oziare puo’essere piacevole, ma se diventa uno stato d’animo è deleterio.
Al mattino mi alzo alle 6,30 e per circa un ora faccio gli esercizi di straching Pilates, mi sembra di notare qualche miglioramento sugli addominali, voglio tornare a casa e stupire Rina. Dopo una breve colazione a base di caffè, arricchita da un barattolo di Nutella che ho golosamente portato da casa, scrivo o preparo le lezioni, poi verso le 9,30 vado in clinica e se ci sono pazienti do una mano ad Hillina o ad Amarech. Pranzo alle 12,30, povero di grassi e ricco di fibre vegetali e soprattutto privo assolutamente di alcolici. Come la cena del resto. Pisolino pomeridiano, poi lettura e scrittura. Alle cinque viene a prendermi Getachow, un ragazzo diciottenne sveglio che segue l’orto delle suore e con lui faccio una veloce camminata intorno Shallala di circa una ora. E’ diventato il mio personal trainer. Ieri su mia proposta ho iniziato un mini corso di Italiano con le quattro suore più giovani (Denknesch, Tsigereda, Ganet e Dabritu) mi piacerebbe che comprendessero almeno il senso delle preghiere che recitano pappagallescamente con Hillina. Ho scoperto di essere estremamente ignorante in grammatica. Uso il libro italo-inglese che mi sono portato da casa.
Ho affidato ad Hillina l’organizzazione della mia permanenza a Shallala, e mi sembra, lentamente, di essere riuscito a conquistarne la fiducia. Ieri, finalmente, mi ha fatto visitare il compound, il giardino e l’orto e le cose che sta costruendo e ristrutturando. Si dichiara disponibile a sostenere i nostri progetti ma vuole che sia ben chiaro che le cose che fa, per noi, e che percepisce utili per il villaggio sono, per lei, un sovraccarico di lavoro e di preoccupazioni. A volte le creano spiacevoli tensioni con la comunità locale che vorrebbe evitarsi. Ci ospita volentieri e noi come tali dovremmo sentirci e comportarci. Coi progetti poi, dovremmo essere o diventare autosufficienti individuando e appoggiandoci a persone di fiducia, ovviamente anche di suor Hillina.
Adesso mi chiamano in Clinica è rientrata in barella una donna che ieri sera, un pò precipitosamente, i parenti avevano voluto riportarsi a casa, dopo una flebo miracolosa. Come ieri ha continuato ad avere vomito e diarrea. Oggi l’ho esaminata. Ha diarrea acquosa verdastra, sensorio obnubilato, tachicardia ed evidenti segni di disidratazione. Non ha febbre e le estremità sono fredde. La pressione è 90/60. Propendo per una forma di salmonellosi gastro-intestinale. Con grande fatica riusciamo a prendere una vena (io fallisco miseramente), la reidratiamo e le somministriamo prometazina e cloramfenicolo. Ora è sedata. Aspettiamo.
Contemporaneamente arriva una donna che ha inserito NORPLANT ad Hossana per fare la prescritta copertura antibiotica con penicillina. Mentre Mamitu le fa l’intramuscolare, la donna ha un collasso. Cortisonici E.V. non ce ne sono. La visito, la pressione è buona non ha febbre, il polso normale e sta riprendendo conoscenza. Ho contato 5 Norplant inseriti nel sottocute del braccio Sn!!! Non riesco a capire da quanti anni è in terapia.
Oggi ho avuto una lezione stancante. Ho impiegato due ore per far comprendere l’importanza di una corretta datazione e di una altrettanto corretta tenuta della cartella ostetrica e del grafico S.F.
Abbiamo fatto una esercitazione pratica per far adottare il regolo ostetrico e il sistema delle ascisse e delle ordinate del grafico. Alla fine suor Hillina mi ha detto che le cartelle governative sono finite. Mi sono accasciato al suolo…Dire alla Paola di tornarci su,anche brevemente per rinforzare il concetto. Oggi vigilia del Natale in Italia (qui siamo al sedici dicembre del quarto mese dell’anno) e tutto sembra tranquillo. La vita sembra scorrere serena in questo angolo di paradiso. Col cavolo. Al ritorno da una lunga passeggiata con Getacow vedo un gran assembramento davanti al compound. Qui la domenica pomeriggio è come da noi il sabato sera. Si ubriacano, masticano il chat e poi se le danno di santa ragione. Sono arrivati quattro feriti, per fortuna lievi. Un padre con due figli e quello che aveva aggredito il vecchio più una donna colta da una crisi isterica per lo spavento. Per fortuna non ci sono armi da fuoco né macchine. Suor Hillina mi ha detto che anche qui in questo minuscolo villaggio ci sono episodi di intolleranza etnica. Come faranno a distinguersi lo sanno solo loro. Alla fine è arrivato un poliziotto, armato di fucile mitragliatore ma con il braccio destro anchilosato che con un paio di frustate ha disperso tutti… Arrivederci a domenica prossima!!
Nel suo libro, Terzani, racconta di come le persone malate di cancro che ha incontrato, hanno spesso storie familiari disastrate. In molti casi addirittura subito dopo la diagnosi il coniuge presenta domanda di divorzio. Siamo negli Stati Uniti, ma forse vuol dire che le persone che sono interessate da questo disagio diventano persone difficili, cambiano. Lui intanto, per cercare un rimedio, si rimette in giro per il mondo (Stati Uniti e Oriente) come del resto, ha sempre fatto anche per professione. Adesso però gli serve soprattutto per fare un percorso interiore che lo aiuti a stare meglio e lo prepari all’esito finale, che è proprio del malato di cancro, ma in fondo, a pensarci bene, riguarda tutti noi.
La morte non mi spaventa in se, di più mi angoscia la solitudine e ancora di più la sofferenza. Anche dopo vorrei restare per sempre vicino ai miei cari se mi vorranno (come una tomba? come un ricordo? Come un monito? Come una fotografia?). Per questo mi sono convinto che non è importante determinare ora quello che dovrà essere del mio corpo. Vorrei che si evitasse l’accanimento terapeutico e poi chi c’è decida il da farsi secondo convenienza ed opportunità. Per me non sarà più tanto importante.
Oggi è Natale, in Italia. Questa mattina, a colazione le suore, oltre ad una buonissima torta tipo pan di Spagna, cotta, eccezionalmente nel forno dei preti, mi hanno fatto trovare un pacchetto. Era il mio regalo di Natale. L’ho subito aperto. E’ un bellissimo Gabi, una specie di tabarro che gli uomini si avvolgono sulle spalle nelle fredde mattine degli altopiani etiopici. Malaku mi ha chiamato per una ragazza di 18 anni sposata da circa tre mesi. Da allora lamenta leggere perdite ematiche e un pò di malessere. La visito, per me è gravida di due mesi. Faccio fare un test che risulta negativo… Dopo che la donna è andata via mi viene un dubbio. Controllo la confezione del test. Risale al 1996!!! e viene dall’Italia. Dopo più di venti minuti quando stiamo per buttarlo via ci accorgiamo che è comparsa una sottile linea blu appena percettibile. In Africa non bisogna avere fretta!!
Alle due mi hanno richiamato in clinica. Quando sono arrivato era già nata un’altra bambina 3200 gr bella vispa. La madre, primipara sanguinava ma qui non è possibile vedere o esplorare nulla in vagina, il secondamento era completo, l’utero contratto. Dopo un pò ha smesso e l’hanno portata a casa. Tutto mi sembra un pò lasciato al caso. Hillina ha comunque un grande senso clinico. Mi sembrerebbe opportuno fare uno sforzo economico per trasformare la clinica in un Health Center, come del resto chiede il governo. Questo vorrebbe dire avere la possibilità di ricoverare ma anche di dotarsi di personale e di strumentari adeguati e di avere una consulenza medica costante.
Ieri mi hanno portato ad Hossana per un appuntamento telefonico con Paola. Ne ho approfittato per chiamare Rina. Era un pò preoccupata per le notizie che arrivano in Italia sulla guerra tra Etiopia e Somalia, che sembra intensificarsi. Scherzosamente, ma non troppo, mi ha minacciato per il futuro. Ho pensato di essere un corrispondente di guerra.
Questa mattina l’ho richiamata. Mi è sembrata più serena. Anch’io ho nostalgia di casa, del profumo e del calore di Rina dai piedi freddi, dei grugniti di Tommy, delle assenze di Anita e perfino dei brontolii dei nonni. Per quanto riguarda gli altri animali devo dire che a Shallala i cani dormono tutto il giorno e abbaiano tutta la notte e spesso proprio sotto la mia finestra,mentre ai gatti non è consentito entrare in casa. Gli animali più belli, che si vedono qui sono senza dubbio gli uccelli, di tutte le grandezze, alcuni splendidamente variopinti, alcuni mai visti prima come le aquile e gli sparvieri o gli avvoltoi, che scendono tranquillamente tra la spazzatura,le gazze ladre. Ma lo spettacolo più bello l’ho visto oggi alzando gli occhi al cielo. Una trentina di grandi uccelli volavano rigorosamente in fila per uno a V, come le frecce tricolori. Mi sono sembrate cicogne. L’animale che mi fa più tenerezza, ma è stato sempre stato così anche a Paterno, è l’asino, stracarico e bastonato da grandi e da bambini, sempre a rischio di essere investito perché contende le strade polverose alle poche macchine e si accontenta di una manciata di fieno, mentre l’animale che distruggerà il mondo sarà senz’altro la capra. La città di Hossana ne è piena e penso sia diventata onnivora, bruca tutto e dappertutto.
Oggi c’è stato il funerale di un vecchio (65 anni!!!) e illustre prete. Il caso ha voluto che a celebrare ci fosse il vecchio Marinozzi, ma, per parlargli ho dovuto aspettare fino alla fine. Qualche nota di colore, ma uno sfinimento totale,una sofferenza. C’era molta gente, sfido: alla fine c’era da mangiare per tutti.
In Africa, in un luogo così straordinariamente diverso dal mio, constato quotidianamente, quanto gli esseri umani, al di là di ogni apparenza, si somiglino profondamente. Egoismo, generosità, altruismo, individualismo, disinteresse, sete di potere, villaneria, gentilezza, sfrontatezza, timidezza, tristezza, allegria, ricchezza, povertà, quanti attributi che ci uniscono, ci divide solo una ottusità di genere, ben alimentata sotto ogni bandiera. Una differenza: quando palpo un addome, qui, i guanti mi diventano gialli di polvere.
In clinica arrivano persone che soffrono di un disagio, alcune sono anche gravi, a volte lo intuisci, a volte lo vedi,ma spesso le diagnosi sono, per forza di cose, aleatorie e la terapia è prevalentemente sintomatica (un antibiotico, un antidolorifico, un placebo). Non si ha neanche molto tempo per decidere. Fuori uno, avanti un altro. Come quella giovane donna di oggi, che da alcuni mesi, ha un linfonodo sul collo, grosso come una ciliegia, mobile non dolente (oltre all’ormai solito gozzo tiroideo normofunzionante) e che quando è comparso faceva male e con qualche linfonodo ascellare e inguinale, i bianchi 7000. Suor Hillina dice: le donne che allattano. Io avrei pensato ad un possibile linfoma. Ma poi che ci fai?? Ammesso che ad Hosanna facciano biopsie. Le abbiamo detto di tornare tra un mese,per controllare e sale iodato per tutti.
Continuo a fare un’ora di Italiano alle suore più giovani. Ho scoperto che i brani edificanti che ora leggo io al mattino, da una sorta di agenda/annuario tipo calendario da tavolo, in pratica non li capisce nessuno, tranne forse suor Hillina. Sinceramente alcuni faccio fatica anch’io. Abbiamo così deciso di leggerli al pomeriggio e di commentarli. L’agenda comunque non viene sprecata. A fine anno finisce in ambulatorio e i foglietti, sul retro bianco, diventano ricette. Le vie del Signore sono infinite.
Nella lezione di ostetricia di oggi mi hanno fatto notare che nel loro corso infermieristico insegnano l’assistenza al parto esattamente come da noi 20 anni fa (taglio prematuro del cordone,sculacciata al bambino,scarsa attenzione all’attaccamento ecc.) Ho detto che non sempre esportiamo il meglio!! La nascita deve essere dolce e ho aggiunto, soprattutto quando il bambino è cianotico, perché è come se fosse annegato e l’annegato non si rianima picchiandolo. Mi guardavano con due occhi, poi Hillina mi ha spiegato che a Shallela nessuno è mai morto annegato!
Oggi è il 31 dicembre in Italia, l’ultimo giorno del 2006. Un altro anno finisce ed è la prima volta che per me finisce così. Lontano dalle luci, dai consumi,dalle abbuffate che ti fanno stare male, dai botti, lontano dal mio mondo e dalle sue esasperazioni, lontano dalle ansie della nostra vita quotidiana. Sono diventato un monaco eremita, come ha detto Denknesh. Presto finirà anche questo diario e mi ritufferò nella vita frenetica di tutti i giorni. Shallala mi ha dato moltissimo, mi ha dato l’opportunità di pensare, di leggere e di scrivere, oltre a quella di mangiare sano. Non è poco.
Oggi 01/01/007 alle 19.30 mentre stavamo andando a cena, dopo una giornata faticosa, eravamo stati a Taza a trovare Maria Rosa e accompagnare Debritu dai suoi, ci chiamano per una partoriente: Quando arrivo vedo suor Hillina un pò pessimista. E’ una secondipara. Anche col primo era venuta in clinica, ma, dopo un lungo periodo espulsivo l’aveva poi trasferita in ospedale, dove il bambino era nato morto. Effettivamente anche adesso la testina fatica ad impegnarsi Viene giù poi torna su. Ipotizziamo un funicolo. Il battito tiene bene. Le contrazioni sono scarse, come succede nei travagli prolungati. Si mette l’ossitocina e la testa scende nello scavo. Il battito tiene. Decidiamo di concludere e con un paio di Kristeller nasce una bambina 4000gr giro di cordone serrato intorno al collo. APGAR al 1’ 2. flaccida, apnea completa, bradicardia, colorito della cute difficile da valutare (Apgar era americana). Panico generale. Hillina taglia il funicolo e incomincia a sculacciare (le mie lezioni sono servite moltissimo?!). Invito alla calma. Invito a trovare un aspiramuco. Invito a coprire bene la bimba. Invito a soffiare delicatamente attraverso il naso. Poi la metto sul fianco e incomincio a massaggiarla delicatamente. Compare gasping. Il cuore va bene. E’ sempre flaccida. A 10’ le darei un sei. Continuo. La respirazione migliora. Qualche vagito e colpi di tosse. E lentamente ricompare il tono muscolare. Incomincia a calciare. Compare il riflesso della suzione. Hillina è stanchissima. Io vorrei tenere ancora la bambina. Ma tutti devono andare a casa.
Oggi è stata una giornata intensissima. Siamo partiti presto. Avevo chiesto ad Hillina se mi lasciava andare a Taza. In realtà volevo accontentare Debritù che in segreto mi aveva chiesto di poter andare a trovare i suoi che lì abitano: Erano diversi mesi che non aveva loro notizie. Suor Hillina ne avrebbe approfittato per andare a trovare il padre che vive in un paese lungo la strada. Il viaggio è iniziato con una visita alla mamma di suor Hirut che non stà bene (glielo avevamo promesso).
Proseguiamo per Taza. Trovo Maria Rosa indaffarata come al solito, con in mano una serie di cacciaviti “Porca, paletta, mi combinano sempre dei guai. Non capiscono, non capiscono. Sono trent’anni che cerco di fargli capire che l’acqua viene dal tank, macchè loro pensano che i rubinetti siano delle sorgenti e li lasciano sempre aperta… miseriaccia.”
Da lei conosco Tania. Una ragazza di Isola Vicentina (del gruppo Isola per gli altri) che è un agronomo. Maria Rosa mi ha detto che si fermerà tre mesi. Deve riflettere su cosa fare della sua vita. Una suora aveva una colica biliare.
Al ritorno, eravamo soli io e Tesfay l’autista, ci siamo fermati nel paese di suor Hillina, che nel frattempo, era andata a trovare il padre a circa 20’ di cammino. Il fratello ci ha portato in un locale allucinante, una specie di bettola di primordine, affollatissima. Era l’ora del pranzo. Ai tavoli, molte persone. Ceto medio, direi funzionari, insegnanti. Avevano tutti dei grandi piatti di njera con dentro grossi pezzi di carne cruda che tagliavano con coltellacci affilatissimi e che masticavano lentamente con evidente piacere. Sentivo una leggera nausea. Il cameriere ci ha invitato in un bagno a lavarci le mani ma senza sapone e senza salvietta poi mi hanno invitato ad ordinare. Ho chiesto che la carne fosse ben cotta. Ci hanno portato, in un unico grande piatto, uno spezzatino di carne su un letto di njera. Ho iniziato con circospezione. Era buonissima. Ne ho divorato un bel pò. Peccato non conoscere bene l’inglese, avrei potuto far conversazione e abbattere le barriere etniche. Tutti mi guardavano con curiosità, qualcuno forse anche con appetito. Devo dire ad Anita che qui si beve solo Pepsi. Bisogna fare qualche telefonata. Dopo due ore, a dio piacendo, è tornata suor Hillina e siamo tornati a Shellala carichi di polvere.
Oggi i ragazzi del corso sono venuti a consegnarmi i test di valutazione e mi hanno portato un regalino.
Oggi 03/01/2007 ultimo giorno a Shelela sono riuscito ad incontrare i contadini del progetto “Apicoltura razionale” Alla riunione erano presenti suor Hillina, suor Deuit, Abba Desta e Su moro: Nessuno conosceva il progetto nei dettagli. Tutti lo hanno apprezzato e hanno ringraziato.
Mi sono impegnato a far comprare 2 smielatrici 10 guanti, maschere e affumicatoi e a far costruire nel terreno messo a disposizione dai preti un locale doppio che sarà la sede di Moxa a Shelala e sarà adibito, in parte per il deposito del materiale e degli attrezzi e in parte a stoccaggio dei prodotti e a negozio.