I due PROGETTI RETE DEI MIELI D’Etiopia cofinanziati dalla Regione Emilia Romagna per il 2014 e il 2015 hanno permesso di allargare il lavoro di Moxa e dei suoi partners ad altri villaggi.
Fra gli obiettivi primari a lunga scadenza del progetto vi è anche l’aumento della produzione, per questo motivo il progetto ha interessato nuove comunità di apicoltori, prevalentemente più a sud dei villaggi dove Moxa era già presente.
Adesso fanno parte della Rete dei Mieli vari gruppi nelle comunità di Shellala, Horde, Wondo e Maldo (Hadiya Zone), Getche, Badogo, Wassarà, due comunità nel Dawro Konta e i due Presìdi Slow Food del Tigrai e di Wenchi
Ad oggi in sette nuove comunità è già stata fatta la formazione di base sulle buone pratiche apicoltorie da parte di Sumoro, il nostro formatore locale e sono stati consegnati i kit base di strumentazione fabbricata in loco e comprendente anche le famiglie di api. A questa prima formazione è seguita un approfondimento ad opera di un formatore italiano e sono state fornite nozioni di base indispensabili di tipo legislativo amministrativo. È stato anche già richiesto al governo il riconoscimento delle sette nuove associazioni.
Altri obiettivi del Progetto sono il miglioramento della qualità e la caratterizzazione organolettica dei mieli che si differenziano fra loro grazie alle differenti condizioni ambientali e climatiche delle varie zone o per gli standard qualitativi raggiunti dalle comunità di apicoltori. Ad esempio il miele di Orde si differenzia da altri mieli perché in quella zona è presente una delle ultime foreste native e dunque le api sfruttano una fioritura molto ricca e varia. A Shallalà invece, pur non essendoci una tale biodiversità, il miele è di alta qualità perché gli apicoltori ormai adoperano delle tecniche più moderne e specialistiche.
Shallalà è il “fiore all’occhiello” del progetto. Infatti questa comunità lavora e si sviluppa con un trend in crescita costante. Il risultato pratico è l’aumento della produzione di miele con una attenzione costante sulla qualità. E’ confortante verificare l’uso delle strutture frutto dell’intervento dall’Italia. Coinvolgente è la motivazione e la voglia di crescere della comunità secondo dei principi che privilegiano una ricaduta allargata dei benefici e l’organizzazione della cooperativa funziona sia dal punto di vista del lavoro sul miele sia sulla formazione.
C’è ancora da lavorare per una maggior caratterizzazione del miele per poter raccontare al meglio questa comunità e i suoi prodotti, ma sul tavolo c’è la prospettiva di far diventare Shallalà Presidio del Miele soprattutto in quanto “esempio” di sviluppo da imitare e impiantare in altre comunità.
Il Progetto Rete dei Mieli per l’Etiopia ha come obiettivo quello di modernizzare l’apicoltura nei villaggi etiopici formando gli apicoltori per l’allevamento delle api con l’uso delle arnie a telaini mobili o introducendo alcune tecniche e strumentazioni che permettano di ricavare un miele di qualità più alta anche dagli alveari tradizionali, i kafò.
Questo progetto, che è cofinanziato dalla Regione Emilia Romagna, continua i precedenti progetti Miele che MOXA ha intrapreso in Etiopia fin dal 2004 ed è in rete con Parma per gli Altri, Slow Food e Conapi e Foreste per Sempre.
Il miele è un bene molto prezioso e con ampio mercato in Etiopia, sia per il suo elevato valore nutritivo, sia perché ingrediente fondamentale del tegg, tradizionale bevanda idroalcolica.
Attraverso i Progetti Miele che si sono succeduti dal 2004, MOXA ha formato a più riprese piccoli gruppi di agricoltori – apicoltori mediante corsi specialistici e li ha sostenuti economicamente fornendo loro materiale e strumentazioni moderni, in parte anche attraverso la modalità del microcredito. Ogni apicoltore si è impegnato a restituire una parte della propria produzione per pagare senza interessi in 4 o 5 anni il materiale ricevuto, permettendo così ad altri apicoltori di entrare nel programma.
Con le tecniche di apicoltura moderna il raccolto aumenta notevolmente sia in quantità che in qualità, ma si ritiene comunque dare sviluppare anche all’apicoltura tradizionale, migliorandone alcuni aspetti e iniziando anche la raccolta di cera, altrimenti dispersa, e la sua vendita.
Nel corso degli anni MOXA ha visto aumentare l’interesse e il coinvolgimento delle autorità locali che hanno concesso aree dove costruire le Case del Miele, laboratori dove gli apicoltori conferiscono il miele per la centrifugazione e il confezionamento del prodotto, ma anche luoghi di formazione e di confronto.
E’ stato pubblicato un notiziario semestrale in amarico come sostegno alla formazione, con informazioni tecniche, risultati dell’attività e scambio di esperienze fra i diversi villaggi del progetto, un opuscolo ed un filmato didattico.
Nei villaggi che hanno aderito al progetto si sono formate associazioni di apicoltori per utilizzare al meglio i locali e le attrezzature tecniche fornite da MOXA.
In sincronia col progetto Miele è nato anche il Progetto Cera, rivolto alle donne.
Progetto Cera
In Etiopia il miele viene utilizzato soprattutto per preparare una bevanda alcolica, il tegg. Il miele per alimentazione viene venduto ancora nel favo, cioè con la cera. Per mangiarlo si spreme o si succhiano pezzetti di favo. Spesso la cera residua viene buttata via.
In alcuni dei villaggi etiopici in cui è attivo il Progetto Miele si sono formate cooperative di donne che, sostenute da un progetto di MOXA e di Parma per gli Altri, dopo una adeguata formazione hanno cominciato a raccogliere la cera degli alveari, a separarla dal miele e a filtrarla con lo scopo di rivenderla o riutilizzarla per la fabbricazione di candele o di piccoli oggetti da vendere ai turisti.
Le donne della cooperativa di Shellalà sono state le prime a partire, hanno portato la loro esperienza anche in altri villaggi e hanno condotti brevi corsi di formazione alle donne interessate dei villaggi di Orde, Gassa Chare, Wolisso, Wenchi e Getche.
La raccolta della cera significa eliminare un vero e proprio spreco: in Etiopia ci sono enormi quantità di cera che viene dispersa e che invece potrebbe avere un mercato sia all’interno che all’estero.
La cera raccolta dalle donne viene rivenduta alle cooperative che fanno apicoltura moderna e che la utilizzano per la fabbricazione dei fogli di cera per i telaini degli alveari.
Alcuni gruppi di donne però hanno cominciato anche a produrre anche candele o piccoli oggetti in cera che vendono nei mercati dei villaggi.